Una fenomenologia psicoanalitica della perversione
Juan Pablo Jiménez
Dopo aver affermato che i compiti attuali della ricerca psicoanalitica dovrebbero includere, fondamentalmente, l’esplorazione dei processi mentali dello psicoanalista durante le sedute con il paziente, l’A. descrive il rapporto analitico come relazione intersoggettiva.
Da un’ottica esterna, il rapporto psicoanalitico mostra di avere due poli: uno strutturale simmetrico in cui l’analista e il paziente condividono un unico mondo e un unico approccio alla realtà, e uno funzionale asimmetrico che definisce l’assegnazione dei rispettivi ruoli. Nell’analisi di un paziente perverso, le polarità simmetrica-asimmetrica acquistano alcune caratteristiche molto particolari. Vista dalla prospettiva della soggettività dell’analista, la perversione appare alla mente di questi come una trasgressione surrettizia e inaspettata del patto fondamentale che facilita e struttura gli incontri intersoggettivi, e che può giungere ad alterare le regole della logica aristotelica. Quando lo psicoanalista entra in contatto con la realtà psichica di un paziente perverso, nella sua mente prende forma un mondo la cui atmosfera si tinge in modo ingannevole di un’erotizzazione che, prima o poi, assumerà caratteristiche di violenza. Il nucleo perverso, in quanto falsa realtà, resta a ondeggiare a mezz’aria come esperienza inaccessibile all’empatia dell’analista. L’unica via attraverso la quale questi può raggiungerlo è dalla “periferia” della realtà psichica del paziente, indirettamente, cercando di riportarlo alle sue radici intersoggettive. A questo punto l’autore cerca di spiegare questo fenomeno intersoggettivo secondo teorie basate sulla ricerca metapsicologica ed empirica, concludendo infine con delle considerazioni sulla psicogenesi della perversione.