Il setting come cornice
In libreria
𝗜𝗟 𝗦𝗘𝗧𝗧𝗜𝗡𝗚 𝗖𝗢𝗠𝗘 𝗖𝗢𝗥𝗡𝗜𝗖𝗘.
𝘚𝘵𝘢𝘣𝘪𝘭𝘪𝘵𝘢̀, 𝘷𝘢𝘳𝘪𝘢𝘻𝘪𝘰𝘯𝘦, 𝘢𝘤𝘵𝘪𝘯𝘨
a cura di Ignazio Cannas/Matteo De Simone
Nicomp laboratorio editoriale Firenze
scritti di S.Argentieri, T.J.Carratelli, S.Cimino, M.P.D’Attolico, M. De Coppi, M.De Simone, A.Gallina. A.Giannakoulas, O.Grillo, F.Grimaldi, G.Grassi, I.Iorio, J.Kozdine, A.Meloni, L.Perra, A.Rizzo, A.Ruggieri, A.Sabatini Scalmati
info:ma.des@libero.it
Il libro raccoglie numerosi contributi che testimoniano l’importanza assunta dal concetto di setting nella psicoanalisi attuale e le sue applicazioni in campi limitrofi. Si pensi soltanto alla psicoanalisi infantile, alle psicoterapie psicoanalitiche, il counselling, la coppia, i gruppi, la famiglia, il lavoro istituzionale nel territorio o nelle comu-nita, il sostegno alle equipe curanti.
Come ricorda Andreas Giannakoulas nel breve lavoro in chiusura, il termine non è presente negli scritti di Freud e nei più importanti dizionari di psicoanalisi (Laplanche-Pontalis, Rycroft, Hinshelwood). Non è difficile tuttavia individuare già negli scritti di epoca preanalitca i riferimenti ad alcuni accorgimenti volti a sottrarre i pazienti il più possibile dalle pressioni della realtà esterna – ricordiamo il consiglio di un distacco dalla famiglia, un breve ricovero, l’ascolto in un ambiente adatto e rispettoso – e che fungono da precondizioni perché la cura possa dispiegarsi.
Con gli scritti di Freud sulla tecnica le prime intuizioni saranno organizzate nella forma di consigli o prescrizioni e solo più tardi verranno riconosciute come elementi materiali del setting (l’uso del lettino, la frequenza e la durata delle sedute, il pagamento, le interruzioni festive etc) necessari, insieme alle associazioni libere, a definire uno spazio e un tempo che possono permettere al transfert di manifestarsi e che svolgono la funzione di cornice essenziale per il lavoro interpretativo.