Il legame mancante: la sessualità dei genitori nel complesso di Edipo
Ronald Britton

La situazione edipica inizia con il riconoscimento da parte del bambino del rapporto tra i genitori. Nei disturbi gravi lo sviluppo si inceppa a questo punto e il complesso di Edipo non compare in analisi nella forma classica riconoscibile. Il fallimento dell’interiorizzazione di un triangolo edipico riconoscibile genera il fallimento dell’integrazione di osservazione ed esperienza. È questo il caso della prima paziente di cui si parla nell’articolo. L’ipotesi dell’A. è che si tratti della conseguenza di un precedente fallimento del contenimento materno.
Nella seconda parte sono descritte le “illusioni edipiche”, fantasie difensive nei confronti della realtà psichica della situazione edipica. Quando queste persistono, impediscono la normale “elaborazione” del complesso di Edipo, che passa attraverso rivalità e rinuncia.
Nella parte finale si illustra la visione personale dell’A. dello sviluppo normale del complesso di Edipo. Esso comincia con il riconoscimento da parte del bambino della natura della relazione parentale e delle sue fantasie in proposito. Nel mito edipico queste sarebbero rappresentate dalla storia di Edipo bambino abbandonato sul pendio dalla madre – una versione tragica, nella fantasia del bambino, dell’essere lasciati morire mentre i genitori dormono insieme.
Il complesso si dispiega ulteriormente nello sviluppo della rivalità del bambino nei confronti di un genitore per il possesso assoluto dell’altro. Nel mito ciò è esemplificato dall’incontro all’incrocio di strade dove Laio sbarra il cammino come a rappresentare l’ostruzione paterna del desiderio del bambino di rientrare nella madre attraverso i suoi (della madre) genitali. Questa è, secondo l’A., la realtà psichica del complesso di Edipo, così come lo sono le paure di morte personale e dei genitori come conseguenze immaginate.
Quelle che sono definite illusioni edipiche sono fantasie difensive intese a bloccare queste realtà psichiche. Nel mito, sono esemplificate nell’immagine di Edipo che è seduto sul trono con la moglie/madre, circondato dalla sua corte, e che rivolge un ‘occhio cieco’ a ciò che essi sanno già a metà, ma che scelgono di ignorare, come nota Steiner1. In questa situazione, dove l’illusione regna sovrana, la curiosità viene sentita come sinonimo di disastro. Nella versione tragica del complesso di Edipo, la scoperta del triangolo edipico viene vissuta come la morte della coppia: la coppia nutrice o la coppia genitoriale. In questa fantasia la comparsa della nozione di un terzo uccide sempre la relazione diadica.
Secondo l’A. tutti hanno nutrito in sé quest’idea in qualche momento: per alcuni sembra restare una convinzione e, quando ciò avviene, essa induce una grave psicopatologia. È attraverso il lutto per questa relazione esclusiva perduta che ci si può rendere conto di come il triangolo edipico non sia sinonimo di morte della relazione ma solo di morte di un’idea di relazione.

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1Steiner J. (1985): Turning a blind eye: the cover up for Oedipus. Int. Rev. Psychoanal., 12, pp. 161-172