Una delle funzioni dell’immagine, dice la Milner (1987a), “nasce indubbiamente dal tentativo, come lo descrive Freud, di riscoprire esternamente l’oggetto reale che è stato conservato internamente sotto forma di immagine – cioè dal tentativo di convincersi che l’oggetto sia
ancora presente” (p. 65).Freud, come si sa, non fa una distinzione fondamentale tra la funzione dell’immagine al servizio del principio del piacere e la sua funzione al servizio del principio di realtà; egli era tuttavia consapevole del bisogno del bambino nei confronti di coloro che realmente lo nutrono e lo proteggono. Infatti, nel 1912, affermava che da questo bisogno emerge la
“scelta d’amore di tipo anaclitico” e che, delle due correnti dell’amore, che “potrebbero essere distinte come la corrente affettuosa e quella sensuale”, la “corrente affettuosa è la più antica”.
Ma nell’Introduzione al narcisismo, Freud scrive che una nuova azione psichica “deve dunque aggiungersi all’autoerotismo perché si produca il narcisismo” (1914, p. 447,l), senza fare riferimento al mothering e lascia aperta la questione di come si sviluppi questa nuova azione psichica e da dove venga ricavato il potere formativo. Winnicott (1954) riteneva che Freud “dette per scontata la situazione precoce di mothering […] e ciò si evidenzia nel suo fornire un setting per il suo lavoro, quasi senza esserne consapevole” (p. 339).Scrivendo sulla nascita dell’Io, Glover (1943) nota che “L’Io si sviluppa in piccoli nuclei finché, verso la fine del secondo anno, si unifica definitivamente […] da questo momento il concetto di coesione può essere allargato e, superando il suo solito riferimento istintuale, includere la coesione dell’Io globale a un qualunque periodo dello sviluppo. A questo proposito oltre i fattori, fortemente individuali, dello sviluppo si dovrebbe tener conto del rapporto dell’Io con il suo ambiente immediato
e potenziale”. È implicita, nel lavoro complesso e rigoroso di Glover, l’importanza dell’holding materno e del ruolo formativo materno e genitoriale. La teoria del contributo ambientale precoce di Winnicott deve molti dei suoi elementi a Freud e in particolare a Glover e Ferenczi.
L’assunto fondamentale di Winnicott fu, infatti, che tutti i fallimenti relativi dell’ambiente di holding sufficientemente buono che avvengono
nell’infanzia (ruolo della madre quale schermo protettivo) possono creare squilibri e dissociazioni nell’integrazione dell’Io. Ma riferendosi al Sé, Winnicott sottolinea: “Per me il Sé, che non è l’Io, è la persona che è me, solo me, che ha una totalità basata sull’azione del processo maturativo. Nello stesso tempo il Sé ha delle parti, e in realtà è
costituito da queste parti. Queste parti vengono a saldarsi insieme dal centro verso la periferia nel corso dell’azione del processo maturativo,
necessariamente assistito (soprattutto al principio) dall’ambiente umanoche sostiene (holding) manipola (handling) e facilita in modo vivo” E più recentemente alcuni autori hanno utilizzato il termine attività organizzativa, un termine generico che abbraccia quelle attività raggruppate come adattamento reciproco, differenziazione, integrazione,funzione sintetica dell’Io ecc., per descrivere un aspetto integrativo epigenetico, ma hanno dovuto prendere in considerazione la presenza fondamentale del contributo ambientale.
Andrè Green (1986) sostiene che “al principio sia necessaria una persona devota che agisca come oggetto che soddisfi il bisogno, ma nello stesso
tempo come sostituto dell’Io embrionale del bambino”. Naturalmente le funzioni della preoccupazione materna primaria descritte da Winnicottpotrebbero avere anche questa funzione.
Nel suo lavoro intitolato Aspetti metapsicologici e clinici dellaregressione (1954), Winnicott nota l’importanza del setting analitico creato da Freud e lo collega all’ambiente di sostegno per l’Io fornito neiprimi stadi dello sviluppo, mostrando come il loro uso può portare ad uno “scongelamento della situazione di fallimento ambientale” e alla
liberazione dei processi di crescita.Winnicott sembra fare una netta distinzione tra andare incontro ai bisogni e soddisfare gli istinti, quando scrive (nel suo articolo sul vero e falso Sé): “Va sottolineato che riferendomi all’andare incontro ai bisogni del bambino non mi riferisco alla soddisfazione degli istinti” (1960, p. 141
ed. or.). Nel discorso di Winnicott è basilare la modificazione della tecnica classica per poter incontrare i bisogni basilari di questi pazienti, molto più importanti dei loro desideri istintuali.
Clinicamente con alcuni pazienti spesso siamo confrontati con un bisogno che va al di là della formulazione esplicita di qualsiasi richiesta, si nota cioè un punto di riferimento mancante, una situazione assente. Forse, in questi casi, l’esigenza sta nel creare le condizioni necessarie chepotrebbero avviare una nuova azione psichica (Sigmund Freud) o uno
scongelamento.
da “Holding dello spazio affettivo Considerazioni sulla tecnica e sull’esperienza analiticanella regressione alla dipendenza”