La traccia percettiva: all’origine della pulsione di morte
Ferruccio Bianchi
Un paziente al settimo anno di analisi sviluppa uno scompenso somatico con rischio di morte, che sembra essere frutto di una serie di acting inconsciamente autoprovocati. Ciò non trova riscontro nel funzionamento psichico di base, che è di tipo nevrotico, e ha richiesto all’analista un’approfondita riflessione, sulla base anche del suo controtransfert, sulla tendenza all’autodistruttità.
L’autore propone degli sviluppi attorno al concetto freudiano di iscrizione primitiva dell’esperienza, differenziando tra di loro traccia percettiva (Tp) e traccia mnestica (Tm). La traccia percettiva è la prima iscrizione sul sistema neuro-psichico e non ha ancora caratteristiche psichiche. La sua trasformazione in traccia mnestica segna il passaggio al livello psichico più elementare, successive trasformazioni portano alle catene associative che caratterizzano il sistema inconscio – preconscio.
La Tp si trasforma in Tm grazie alle ripetute esperienze di appagamento del bisogno del neonato da parte di chi l’accudisce. Ciò dà luogo allo sviluppo delle zone erogene, degli autoerotismi e dell’attività mentale desiderante, in altre parole alla pulsione libidica o di vita.
La traccia percettiva non tradotta in traccia mnestica corrisponde, secondo l’autore, all’inscrizione dell’esperienza ripetuta di mancata soddisfazione dei bisogni. Costituisce un fuero, cioè una sacca entro l’apparato psichico, dove vige un funzionamento arcaico che mira alla scarica totale, riproducendo automaticamente l’esperienza primitiva del bisogno non appagato, che causò un intenso disagio e, al limite, un rischio di morte. La Tp sarebbe all’origine dell’autodistruttività e della pulsione di morte.