Il ruolo dell’affetto e della motivazione nello psicoanalista al lavoro, Florence Guignard
Secondo Freud uno psicoanalista può lavorare difficilmente senza avere credenze (beliefs), essenzialmente quella nel determinismo nella vita psichica. L’autrice parte dalla considerazione delle premesse necessarie per la nascita della vita psichica e attraverso un percorso che comprende la funzione della negazione nella motivazione e nei processi di pensiero, arriva al ruolo della credenza nell’economia dell’affetto e della motivazione. Riferendosi al saggio di Freud sulla Negazione (1925), l’autrice considera che la credenza opera al livello del giudizio di attribuzione e gioca un ruolo fondamentale sia nell’eziologia del disturbo psichico che nella motivazione dell’analista a mantenere il setting e ad interpretare. Nella misura in cui quel giudizio di esistenza (realtà) appare come un secondo gradino, l’autrice ritiene che sia più esposto alla distruttività di quanto non lo sia il giudizio di attribuzione che emerge precocemente nello sviluppo psichico. L’autrice esamina alcune conseguenze di questa situazione all’interno del transfert, in relazione alla regressione, nell’analizzando, del suo giudizio di attribuzione alla polarità del principio del piacere/dispiacere ed in relazione all’intensità del conflitto nell’analista, poiché l’analista assume su di sé la proiezione di certi aspetti dolorosi attribuiti dal paziente ai propri oggetti interni.