L’osservazione degli agiti nel setting e il loro uso nella relazione analitica: un’ipotesi di lavoro, Mario Ferrero
Con questa ricerca sugli agiti si è cercato di approfondire un argomento poco trattato nella letteratura psicoanalitica. Gli agiti acquistano significato quando essi vengono posti in rapporto con un setting analitico sufficientemente ordinato ed uniforme. Le ipotesi di Bleger sul setting come struttura, istituzione e come “depositario della parte psicotica e simbiotica della personalità”, ma anche alcune idee di Winnicott sulla capacità del paziente di entrare in rapporto e di usare l’oggetto analitico, sono state utilizzate per costruire un modello (una sorta di griglia) che permetta all’analista di stabilire il significato dell’agito nel rapporto con la coppia analitica.
Sono stati individuati tre gruppi di agiti. Nei primi due il movimento è diretto verso l’analista e mira a regolare la posizione e la distanza dell’analista rispetto al paziente. Il terzo gruppo di agiti mira a cambiare la struttura del setting analitico per adattarlo al proprio setting privato. Particolare attenzione è stata data a questo gruppo di agiti che vengono posti in relazione con l’oggetto primario e soprattutto alle eventuali carenze nel rapporto madre-bambino. Vengono infine proposti tre frammenti di sedute della stessa settimana ed alcuni commenti sul materiale clinico e sugli agiti osservati.